I 3 step fondamentali per creare un’architettura formativa vincente
Dall’analisi degli obiettivi al follow-up, gli elementi essenziali per una formazione incentrata sulle Persone e orientata ai risultati.
Nell’articolo precedente abbiamo passato in rassegna le competenze emozionali imprescindibili per essere un Trainer efficace. Entrando nel dettaglio della progettazione, come si costruisce un palinsesto formativo che porti a risultati concreti? Ecco quelli che, secondo noi di Smile to Move, sono i tre aspetti fondamentali per progettare un’architettura formativa coinvolgente, che faccia innamorare i partecipanti e lasci il segno a lungo termine.
1. Analisi
Il punto di partenza per l’elaborazione di un palinsesto formativo è comprendere le esigenze e gli obiettivi delle Persone che vogliamo coinvolgere. Interessiamoci alla situazione attuale, all’età media (anagrafica e aziendale), al livello di turnover, ai KPI registrati, ai percorsi formativi effettuati e alle modalità di trasmissione utilizzate: qual è il nostro punto di partenza? Le nostre risorse saranno infatti più ricettive se proporremo loro un’innovazione che parte da basi familiari, elaborando contenuti che tengano conto del loro livello di competenza ed esperienza.
Parliamo dunque con i responsabili dei dipartimenti interessati, consultiamo i dati a disposizione ma non fermiamoci ai numeri. Se durante un incontro con i Manager sul territorio emerge l’esigenza di migliorare le prestazioni di un Team in termini di KPI, cerchiamo di scoprirne le ragioni implicite, con un semplice “perché?”. Per esempio, se le Persone non possiedono un senso di appartenenza abbastanza forte, sarà importante considerare di iniziare il percorso con un evento motivazionale (ad esempio, un’aula che parla del Brand e del DNA che lo contraddistingue).
Altrettanto essenziale è capire la direzione strategica che sta seguendo l’azienda. Non soltanto quali sono i suoi valori, la Mission e la Vision, ma anche le novità recentemente introdotte o in previsione e il loro impatto sulle Persone. Per esempio, se l’azienda prevede di adottare una nuova tecnologia in negozio per velocizzare i pagamenti e migliorare il servizio al Cliente, dovremo tenere conto delle procedure usate fino a quel momento e trasmettere non soltanto le nuove competenze tecniche, ma anche e soprattutto le soft skill necessarie nella nuova interazione con il Cliente, lavorando quindi sul modello di relazione.
Infine, non dimentichiamo il budget: con i consigli giusti sarà possibile identificare le modalità più efficienti e incisive per raggiungere tutti i partecipanti coinvolti.
Parole chiave: #ascolto, #perché, #motivazioni, #strategia
2. User Experience
Per far sì che i partecipanti vivano la formazione come un momento di crescita, è fondamentale semplificare al massimo la loro esperienza e renderla piacevole e stimolante.
Per questo, l’analisi dell’audience e l’identificazione delle modalità formative procederanno in parallelo: partendo infatti da una valutazione delle loro abitudini, preferenze e vincoli (es. di orari o di sede), riusciremo a identificare il format più adatto. Per esempio, se la formazione è incentrata su motivazione, leadership, comunicazione o altre soft skill, un percorso esperienziale potrebbe essere la scelta migliore per trasmettere nell’immediato nuove dinamiche e comportamenti. Ma se vorremo accompagnare l’audience in un cambiamento continuo, le modalità online o blended dovranno essere valutate perché offrono il duplice vantaggio di ridurre i vincoli legati alla presenza fisica e di garantire continuità.
In termini di contenuti, gli obiettivi formativi ci guideranno nel definire le priorità del percorso (quali argomenti avranno maggiore peso?) e la distribuzione degli investimenti sulle singole modalità, senza dimenticare le esigenze individuali. Impegniamoci a pensare in un’ottica di co-creazione e chiediamoci: quali contenuti potranno essere più utili ai singoli? A quali esperienze potremo fare riferimento per delineare un’architettura formativa davvero su misura?
Per quanto riguarda la frequenza e la durata della formazione, il nostro consiglio è quello di non limitarsi a una visione a breve termine ma di pensare in termini di crescita nel tempo. Anche una singola sessione formativa potrà quindi essere ottimizzata a lungo termine se supportata da un attento follow-up nel tempo e dagli strumenti giusti. Questi ultimi sono infatti essenziali per permettere ai partecipanti di lavorare in autonomia e dare vita alla formazione in modo concreto.
Infine, i risultati. Quale livello di apprendimento prevediamo che i partecipanti raggiungano al termine della formazione? A quali prospettive potrebbero accedere una volta acquisite le nuove competenze? Importante, dunque, monitorare l’andamento della formazione e definire da subito le aspettative per motivare ed eventualmente aggiustare il tiro.
Parole chiave: #format, #co-creazione, #continuità, #monitoraggio
3. Coinvolgimento
Una volta definiti gli aspetti pratici, la creazione dell’architettura formativa si conclude con l’elaborazione di una strategia di engagement e comunicazione interna che stimoli la community dei partecipanti e crei appartenenza.
Via libera alle newsletter periodiche che informano, motivano e danno consigli in pillole, ma anche alla gamification tramite contest interni, sfide, premi o altre modalità creative di engagement. Il tutto usando un linguaggio umano, diretto e attivo, che trasmetta la formazione come un processo continuo. L’obiettivo? Fare in modo che le Persone si sentano supportate nella loro crescita personale e trasformare la formazione in un’occasione di confronto, condivisione e unione.
Parole chiave: #community, #supporto, #gamification, #condivisione.
Noi di Smile to Move lo sappiamo bene: una buona architettura formativa è alla base del successo di qualsiasi attività e percorso, mirato non solo a migliorare partecipazione e risultati formativi ma soprattutto le performance individuali e di gruppo! Solo così, la formazione sarà parte della strategia aziendale e potrà essere considerato un investimento duraturo e capace di generare una vera cultura del cambiamento.
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