Erano i primi giorni di Stage, a stento ricordavo l’incrocio giusto a cui svoltare per raggiungere l’ufficio e il mio tutor si avvicina dicendomi: << Stiamo costruendo un’aula di formazione … ma voglio qualcosa di nuovo! Pensavo a un gioco tipo … “Ruota della Fortuna”: per ripassare i contenuti divertendosi! Vorrei che te ne occupassi tu!>>.

Panico. Sudori freddi. L’ultima cosa che mi aspettavo era di passare così rapidamente dalla parte dello studente a quella del docente!

Ma poiché l’università insegna ad essere flessibili mi sono calmata e con la mia mente fresca di studi ancora pronta ad assimilare nuovi contenuti ho cominciato a documentarmi sugli argomenti che sarebbero stati il cuore dell’aula. Con il supporto di colleghi e tutor sono stata presto sommersa dal materiale che avrei dovuto spulciare per sviluppare il gioco quindi in questo meraviglioso caos la prima cosa da fare era mettere ordine!

Procediamo dunque con metodo:

  1. Argomento: la priorità assoluta era il Modello di Servizio, ma il modello doveva essere applicabile anche ad altri temi
  2. Obiettivo: i contenuti andavano presentati in modo coinvolgente e avvincente per stimolare l’engagement
  3. Personalizzazione: il gioco andava tarato sullo specifico cliente
  4. Debrief: la fase di gioco andava alternata ad un momento interamente dedicato alla presentazione dell’argomento per consentire ai partecipanti di ripassare ciò che era già noto e apprendere ciò che era nuovo
  5. Vincoli: il numero di partecipanti e il tempo a disposizione
  6. Via libera alla creatività

Ecco che quindi la Ruota della Fortuna cominciava a prendere forma (si ok, era una ruota già da prima!) e ogni spicchio diventava il contenitore di tutti quei messaggi che le docenti avrebbero dovuto trasmettere in aula.

Una volta individuati i vari contenitori però andava sviluppato il contenuto e in chiara ottica Smile questo doveva mettere in grado i partecipanti alle aule di imparare divertendosi. Ecco perché ogni singolo aspetto del Modello di Servizio è stato proposto secondo modalità sempre diverse che consentivano a partecipanti e docenti di non annoiarsi mai e di creare una sana competizione tra le squadre perché si sa, vincere è bello! Se poi dimostri di essere preparato è ancora meglio!

Perfetto! O meglio, nella mia testa era tutto perfetto ma… funzionerà?

Il mio tutor sembrava molto soddisfatto del lavoro fatto e i docenti curiosi di mettersi alla prova con un’aula così interattiva.

Wow!

Poi è arrivata la prova del nove e il gioco è approdato in aula. L’attesa per i primi feedback è stata infinita e alla fine… un successo! I partecipanti al gioco erano entusiasti, motivati, interagivano facilmente con i docenti, avrebbero voluto che il gioco sul quale avevo lavorato tanto durasse di più! Che soddisfazione!!
Non solo il gioco era piaciuto molto ma si era rivelato un ottimo modo per far passare i contenuti e per stimolare continuamente la mente dei presenti in aula, i docenti erano ormai diventati dei novelli Mike Bongiorno quindi oltre a portare “allegria!” in aula portavano anche la loro professionalità nel gestire gioco e contenuti.

Quindi tirando le somme della mia prima mansione dall’inizio dello Stage:

L’unica nota negativa è che il mio sogno di studente di mettere in difficoltà i docenti si è totalmente infranto. J
Se solo la scuola fosse stata sempre così divertente!

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