Guardo mio figlio sdraiato sul divano con smartphone in mano, tablet appoggiato sulle ginocchia, pc portatile vicino e tv accesa, perfetto rappresentante della popolazione descritta da Michele Serra nel suo libro “Gli Sdraiati”, e mi chiedo: che sia diventato multitasking? Che la sua indolenza adolescenziale abbia lasciato finalmente posto a una poliedricità inaspettata, mentre io continuo a pensare che sia troppo ossessionato dalla multimedialità che lo circonda?
Evito di riprenderlo (per questa volta) e cerco invece di immaginarmelo adulto, mentre svolge la sua attività lavorativa. Come imparerà il “mestiere”? Come si relazionerà con i capi e con i colleghi, come si muoverà nel posto di lavoro?
Mi viene in aiuto la ricerca realizzata dal Censis per il Padiglione Italia in Expo sui giovani tra i 18 e i 34 anni, ma leggendone i risultati non riesco ad evitare alcune considerazioni su aspetti organizzativi e formativi da rivolgere a questa generazione:
Hanno spirito imprenditoriale: quasi 32.000 imprese nate nel secondo trimestre del 2015 sono state fondate da under 35; più di 300 imprese al giorno! Si dovrà sfruttare questa propensione per coinvolgerli negli aspetti strategici, oltre che quelli operativi, aiutandoli a dare il meglio di loro pur dentro alle regole organizzative.
Hanno grandi capacità di adattamento: 2,3 milioni di millennials svolgono un lavoro di livello più basso rispetto alla propria qualifica, un milione ha cambiato almeno due lavori nel corso dell’anno, 1,8 milioni hanno svolto lavori di vario genere per guadagnare qualcosa, 4,4 milioni hanno fatto stage non retribuiti. Non hanno di difficoltà ad affrontare il cambiamento perché lo vivono da sempre e quindi possono essere protagonisti di situazioni di mobilità, se integrati con colleghi più “anziani” possono addirittura fungere da elementi rassicuranti.
Dimostrano dedizione e disponibilità: più di 3,8 milioni lavorano oltre l’orario di lavoro formale, spesso senza essere pagati per gli straordinari. A 1,1 milioni capita di lavorare anche di notte, a quasi 3 milioni durante il weekend. Non si tirano indietro nemmeno quando devono sacrificare il loro tempo libero.Rappresentano una forza lavoro potente se motivata e messa nelle condizioni di dare il meglio di sé.
Sono sintonizzati sulla frontiera dell’innovazione: il 94% è utente internet, l’87,3% è iscritto ad almeno un social, l’84% utilizza lo smartphone per essere sempre connesso in rete. Hanno fatto decollare il commercio online dove il 61,4% ha acquistato almeno un prodotto nell’ultimo anno. Veri protagonisti della sharing economy, acquistano prodotti usati, si spostano in bicicletta, utilizzano il car sharing e praticano il couchsurfing. Sono abituati alla condivisione e al confronto, diffondo notizie velocemente ed efficacemente e possono quindi rappresentare degli ottimi promoter per l’azienda.
Sono ottimisti e credono nel futuro: il 42% di loro pensa che per il nostro Paese il meglio debba ancora avvenire. Sono convinti che la spinta al cambiamento sia fondamentale per la costruzione del futuro. La potenza del loro entusiasmo deve essere messa al servizio dell’azienda con il loro coinvolgimento nella creazione di eventi che consentano visibilità a loro e all’azienda.
Mi consola dunque il pensiero che questi ragazzi, se valorizzati faranno davvero la differenza all’interno delle aziende portando passione, impegno, innovazione e ottimismo!