Quanto manca? Ma quando finisce? Andiamo?
Alle prese con un viaggio impegnativo, durante una protratta permanenza dentro ad un museo, lungo un tragitto da fare a piedi che sembra non finire mai…
Alcune situazioni che si vivono durante una vacanza a volte si rivelano un’esperienza faticosa o semplicemente noiosa per i bambini. Che sanno essere semplici e diretti, chiedendo a noi adulti una risposta concreta che ponga fine al loro disagio o stanchezza che sia.
E si aspettano che il nostro responso – adesso, tra poco, non so – sia il più veritiero possibile.
Come i più piccoli, anche noi grandi ci poniamo le stesse domande e cerchiamo di ottenere risposte gratificanti nei momenti di maggior disagio, che tradotto nel gergo dell’adulto equivale a dire STRESS. E questo vale sempre, non solo in tempo di ferie! Come i bambini, vorremmo che le situazioni stressanti finissero presto o, se questo non è possibile nel breve periodo, ci consoliamo con la certezza che abbiano un termine.
Perché è così importante sapere che l’evento stressante ha un inizio e una fine?
Riconoscere il fattore tempo, essere a conoscenza della durata dell’evento, ci permettere di vivere la tensione del qui e ora con una visione più completa e definita della situazione, circoscrivendo l’evento da qui a lì: diventa pertanto una forma di protezione da un evento che non possiamo evitare. E se, per esempio, entro oggi devo finire a tutti i costi la relazione, va bene, mi impegnerò al massimo per portare a termine questo obiettivo ma poi domani mi potrò rilassare e più facilmente mi lascerò andare a una gratificazione personale.
Di contro, è difficile farcela se la situazione che ci genera stress non ha un termine definito. Immaginando che il collaboratore prepotente mi sia stato affiancato in sostituzione della buona collega in maternità, va bene, cercherò di sopportare al meglio la vicinanza temporanea pensando a quando ritornerà a condividere la scrivania. Ma se il nuovo contesto lavorativo dovesse durare a tempo indefinito o peggio illimitato, anche se mi sento invincibile non riuscirò a resistere a tutto…per sempre! In questo caso mi dovrò impegnare per cercare di cambiare in meglio la situazione sfavorevole di partenza, soprattutto lavorando su me stesso.
Un’utile strategia potrebbe essere quella di frazionare l’evento stressante in più parti temporali definite. Come ad esempio pensare: oggi sono arrivato da qui a lì, domani svolgerò un’altra parte di lavoro (definita) sino al completamento. E tornando allo spunto del viaggio, se il tragitto in aereo è la vostra fonte di stress, può essere affrontato analizzando in modo oggettivo il fattore tempo: potrete sopportare la tensione suddividendo la durata del volo prevista in più fasi di intervallo inferiore (imbarco, decollo, crociera, atterraggio).
Per concludere, la prossima volta che il vostro bambino vi chiederà per quanto ancora dovrà camminare, meglio evitare di dire “Non so”, piuttosto fornitegli degli elementi temporali di facile comprensione: “Dopo la curva, quando le lancette dell’orologio arrivano sul tre…”. Senza dimenticare il premio ricompensa per aver superato in modo egregio la fase acuta di stress: in questo caso il gelato funziona sempre! 🙂
Scrivi un commento