Costruire una strategia di employer branding vuol dire lavorare con attenzione su tutte quelle attività che favoriscono la creazione di un’immagine della propria azienda come di un luogo dove è davvero auspicabile lavorare perché armonioso, ricco di possibilità di crescita e basato su solidi principi condivisi tra tutti i colleghi. È davvero così importante per attirare nuovi talenti?
Secondo il Talent Trends Report 2018, studio di RandstadSourceright che ha raccolto le indicazioni di circa 800 fra top manager e leader HR di imprese operanti in 17 diversi Paesi (Italia compresa), il 92% dei dirigenti sostiene che un’esperienza positiva al momento del colloquio è fondamentale per attirare e coinvolgere i candidati migliori e il 75% di questi sta già lavorando per migliorare questo aspetto nei prossimi dodici mesi (ilsole24ore.com, 2018).
DA DOVE INIZIARE?
Ecco i primi, fondamentali passaggi:
- Comunicare la propria identità e trasmettere i propri valori. I nuovi talenti che oggi cercano occupazione sono molto più propensi a lavorare per aziende di cui condividono i valori e la mission. Raccontare la propria storia aziendale, spiegare i messaggi e i valori del proprio brand e mostrare gli spazi aziendali sono un ottimo modo per coinvolgere i candidati fin da subito.
- Curare la presenza sui social network. Non significa solo rafforzare la brand reputation su quei social dove i candidati cercheranno informazioni sull’azienda (uno su tutti Linkedin, ma anche Facebook e Twitter), ma anche curare gli annunci di lavoro online postando job description chiare ed esaustive o gestendo attivamente cattive opinioni di ex collaboratori.
- Mai dimenticarsi di dare feedback. È fondamentale dare feedback sia positivi che negativi ai neo assunti affinché i veri talenti decidano di restare in azienda. Dare feedback permette di sviluppare più velocemente le competenze per il proprio lavoro e di creare un rapporto di fiducia con i nuovi colleghi. Neo assunti soddisfatti diventeranno dipendenti che trasmetteranno all’esterno feedback positivi sull’ambiente di lavoro.
- Condividere i momenti felici. I momenti di team building sono attività divertenti che rafforzano lo spirito di squadra, ma sono anche utili perché favoriscono un bisogno di socializzazione che appartiene a tutti noi, soprattutto alle giovani generazioni che sono abituate a condividere buona parte della loro vita sui social. Quindi perché non condividere sulle pagine istituzionali della propria azienda questi momenti per mostrare all’esterno cosa viene organizzato per il benessere del personale!
- Work-life balance. L’equilibrio tra lavoro e vita privata non è mai stato più rilevante per le giovani generazioni. Ad esempio, i millennials, oggi, sono disposti a gestire un carico di responsabilità maggiore se è possibile per loro lavorare da remoto e a orari flessibili…
Ma la strada per una buona employer branding non è priva di pericoli! Cosa va assolutamente evitato per avere più possibilità di successo?
- La brand reputation, sia online che offline, deve essere veritiera quindi mai promettere cose che non esistono o trasmettere valori in cui non si crede. Sia azienda che neo assunto saranno scontenti del reciproco lavoro.
- L’employer branding è una strategia. Dunque è qualcosa che deve essere veramente interiorizzato dall’azienda e non è pensabile modificarne solo alcuni aspetti superficiali per essere più attrattivi.
- Non essere proiettati al futuro è un rischio che non si deve essere disposti a correre. L’employer branding di successo è quello che guarda a come deve diventare l’azienda di domani e quindi pensa al lungo periodo, non è solamente la soluzione a trovare qualcuno che occupi una posizione libera oggi.
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